In memoria di Alain Michel Boley
Lettera per la morte di un amico e maestro
Cara Lidia,
Ho saputo della morte di Alain Michel mentre ero in Andalusia, e m’è mancato il fiato. Sapevo che era malato e che le possibilità di guarigione erano poche, ma la mia mente voleva allontanare questo pensiero. Da quel giorno ho iniziato a rivivere i ricordi nella nostra amicizia e mi si sono affacciate tante immagini di lui che mi hanno accompagnato (e stanno accompagnando) fino qui in Perù, dall’altra parte dell’oceano da dove ti sto scrivendo.
Quello che mi viene da dire è che mi sembra impossibile e forse intollerabile, un mondo senza lo sguardo di Alain Michel. Quello che più mi affascinava di lui era quella sua maniera unica di vedere il mondo che traduceva in una foto o in qualche linea scritta su una tovaglia dopo un pasto. Quello sguardo umano, sarcastico, poetico, birichino di un bambino profondo. Hai ragione, aveva sempre quell’aria da dilettante, da eterno debuttante (come una volta aveva definito me), che risultava affascinante, ma che credo allo stesso tempo gli abbia causato non poche incomprensioni e difficoltà.
Alain Michel per me è stata una persona realmente importante: da un lato Alain Michel è stato un amico intimo. Abbiamo intrattenuto fin da quando ci siamo conosciuti un dialogo interiore intenso che credo non si sia mai interrotto nonostante il nostro rapporto “esteriore” abbia vissuto delle pause e dei momenti di tensione. Credo si trattassero di circostanze appunto esteriori che, almeno personalmente, non hanno avuto una grande influenza sull’intensità di ciò che mi legava a lui nonostante tutto. Dall’altro Alain Michel è per me stato un mago, che per la differenza d’età che intercorreva tra noi, ha influito con forza nella mia maniera di fare arte. Il suo sguardo libero, quello sguardo di bambino di cui dicevo, la sua maniera di trasfigurare le cose quotidiane, di far rivivere nell’istantanea la meraviglia di chi vede il mondo per la prima volta, misterioso e brillante, è stata un’ispirazione preziosissima e ineguagliabile.
Come dici nel tuo omaggio rivolgendoti ai presenti, molti rimpiangono il fatto di non avere frequentato Aldo Michele in maniera più intensa. Anche io a tratti ho avuto questo rimpianto, soprattutto negli ultimi mesi, siccome a Capodanno c’eravamo promessi di frequentarci di più. Purtroppo, per ragioni estrinseche, non è stato possibile. Mi sarebbe piaciuto fare una biciclettata con lui come ai vecchi tempi, o bere un bicchiere di vino rosso, o semplicemente stare a guardare la gente che passava di fronte nei giardini di Lussemburgo, ma non era più tempo per questo e alla fine non si può forzare il corso delle cose.
Ora, che in queste settimane la mia mente si è popolata dei bei ricordi di lui, di noi due, di noi tre insieme, penso invece che la nostra amicizia è stata piena, intensa e feconda, e non ha lasciato nessun interstizio di vuoto amaro. Quello che invece mi duole, è che Alain Michel non abbia in vita potuto ricevere l’omaggio e il riconoscimento che avrebbe dovuto essergli attribuito. Quando guardo alcune sue foto, rileggo i suoi frammenti di scrittura, non riesco a farmene una ragione… Credo che questo gli abbia causato un senso di incompletezza e amarezza che negli ultimi anni ho visto accrescersi. Ma anche se forse Alain Michel non è stato un grande promotore e curatore della sua opera, la sua arte sopravvive alla sua vita materiale, perché il suo sguardo ha incontrato quella luce divina che nessuno potrà mai cancellare. Spero davvero, che tu, che hai vissuto e amato Alain Michel come nessun altro, potrai, con l’aiuto di chi di noi è stato suo amico, raccogliere il suo testimone e far conoscere e continuare a vivere quelle perle di luce che ha creato in vita.
Credo che per te, cara Lidia, la perdita sia incommensurabile e che dopo ventisei anni di vita insieme sia difficile ricostruirsi soli. Credo però che tu abbia una gran forza e che con il tempo potrai colmare l’abisso che ora senti.
Ricevi un abbraccio forte d’amicizia,
Alessandro